9 Luglio 2015
VARESE: L’ULTIMO DECENNIO HA TAGLIATO IL 35% DELLE STALLE

Mentre la lobby delle industrie fa pressioni sulla UE perché anche in Italia si possa utilizzare la polvere per fare formaggi e yogurt,  nell’ultimo decennio la Lombardia ha già detto addio al 33,5% delle sue stalle da latte a causa della crisi e delle importazioni di prodotti dall’estero.
Il via libera alle polveri di latte inoltre metterebbe a rischio anche 63 formaggi tradizionali della Lombardia sui 487 censiti a livello nazionale.  Il dato emerge da un’analisi di Coldiretti Lombardia diffusa in occasione della manifestazione che ieri ha portato in piazza Montecitorio a Roma allevatori, mastri casari e cittadini per difendere la legge n.138 dell’11 aprile del 1974 che da oltre 40 anni garantisce all’Italia primati a livello internazionale nella produzione casearia anche grazie al divieto all’utilizzo della polvere al posto del latte. Il superamento di questa norma provocherebbe l’abbassamento della qualità, l’omologazione dei sapori, un maggior rischio di frodi e la perdita di quella distintività che solo il latte fresco con le sue proprietà organolettiche e nutrizionali assicura a formaggi, yogurt e latticini Made in Italy.
 
Con il via libera alle polveri sarebbero quindi a rischio anche i formaggi tipici tradizionali lombardi presenti in ogni provincia e a volte su più territori: 13 a Varese, 24 a Bergamo, 29 a Brescia, 14 a Como, 15 a Lecco, 8 a Lodi, 7 a Cremona, 5 a Monza, 5 a Milano, 5 Mantova, 8 a Pavia, 18 a Sondrio. Non vengono considerati in questo elenco i formaggi DOP che, per fortuna hanno rigidi disciplinari che ne impongono l’utilizzo di vero latte italiano. Intanto – spiega la Coldiretti Lombardia – il sistema produttivo regionale ha perso 2.936 allevamenti da latte in dieci anni, visto che si è passati dagli 8.761 del 2003/2004 ai 5.825 del 2014/2015.  
Il record negativo spetta Sondrio che ha sfiorato un taglio del 49 per cento, ed anche la provincia di Varese è sopra la media regionale, con il 35,3%.
“Stiamo vivendo una fase di acuta ristrutturazione del sistema produttivo alla quale si sono aggiunti la crisi economica che dal 2008 sta stringendo il nostro Paese in una morsa e il crollo del prezzo del latte alla stalla per il quale oggi gli allevatori prendono anche meno di 36 centesimi al litro, un valore che non basta neppure a comprare un caffè al bar” affermano il direttore di Coldiretti Varese Francesco Renzoni e Paolo Zanotti, membro di giunta Coldiretti Varese e presidente Associazione Provinciale Allevatori.
                                                                                                      
Rispetto alla scorso anno la caduta delle quotazioni, causata dalle importazioni di latte e semilavorati dall’estero, ha creato un buco di quasi 200 milioni di euro nel sistema zootecnico regionale. “E sarebbe stato anche peggio se non avessimo avuto almeno la metà del latte valorizzato grazie al circuito del Grana Padano e degli altri formaggi Dop” afferma il presidente di Coldiretti Lombardia Ettore Prandini. “Per i prodotti caseari che non sono a denominazione di origine protetta, come ad esempio la maggior parte delle mozzarelle e dei formaggi freschi, invece la legge non impone l’utilizzo di materia prima italiana e non impone neppure l’indicazione in etichetta dell’origine del latte utilizzato, che molto spesso viene importato dall’estero”. Infatti sono stranieri 3 cartoni su 4 di latte a lunga conservazione e la metà di tutte le mozzarelle vendute in Italia.

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