‘Atterrata’ nel Varesotto, si è diffusa nel resto della Lombardia e nel vicino Piemonte, divenendo un autentico flagello per una molteplicità di piante e colture: a dare il polso della diffusione a macchia d’olio della ‘Polillia Japonica’ valgono i numeri: dieci milioni di esemplari adulti catturati negli ultimi tre mesi, ma l’insetto avanza senza freni ed è ormai presente in 30 comuni nelle province di Varese e Milano.
Lo rimarca Coldiretti Varese sulla base delle ultime informazioni che arrivano dalla prima linea di difesa contro l’Attila delle piante realizzata all’inizio dell’estate dal Servizio Fitosanitario regionale fra l’aeroporto di Malpensa e Bernate Ticino, con migliaia di trappole, floreali e sessuali, ognuna con una gittata di oltre un chilometro.
“La Popillia – spiegano Fernando Fiori e Raffaello Betti, presidente e direttore di Coldiretti Varese – è uno dei parassiti più pericolosi che siano arrivati di recente sui nostri territori: il primo ritrovamento risale all’estate del 2014 a Turbigo, nella vicina provincia di Milano. Questo coleottero, originario del Giappone, è in grado di colpire tutte le specie vegetali: dai prati alle piante ornamentali, dagli alberi da frutto ai vigneti”.
E’ una specie estremamente polifaga: negli Stati Uniti è segnalata su circa 300 specie vegetali ed è considerata dannosa su oltre 100 piante, sia spontanee che coltivate, comprendenti alberi da frutto (pomacee, drupacee), vite, nocciolo, piccoli frutti, essenze forestali (tiglio, noce nero, acero, faggio, betulla, ontano), colture di pieno campo (mais, soia, erba medica), ortive (es. pomodoro, fagiolo, asparago, zucchino) e ornamentali (es. rosa, dalia).
“I rischi maggiori li corrono il mais, il pesco, il melo, la vite e la soia. Oltre alla linea di difesa già realizzata a partire da questa prima settimana di settembre un nuovo sbarramento biologico con funghi e batteri sarà posizionato sui prati dei comuni di Turbigo, Castano Primo, Robecchetto con Induno e Cuggiono”.
“Nell’ultimo decennio – conclude il presidente Fiori – negli ultimi dieci anni abbiamo assistito a una vera e propria esplosione di specie straniere che si diffondono nei nostri territori perché non hanno antagonisti naturali che invece trovano nei loro paesi d’origine. Di fronte a questo fenomeno sono quindi strategiche la prevenzione, le segnalazioni da parte degli agricoltori e l’intervento tempestivo da parte dei servizi fitosanitari”.