Oltre 100 imprese a rischio in provincia per il perdurare della crisi nel settore lattiero caseario: e le prospettive non sono buone, “perché – come sottolinea il presidente della Coldiretti provinciale Fernando Fiori – ogni tentativo di dialogo sta trovando la netta opposizione della parte industriale”.
Come sottolinea il presidente, “non c’è nessuna intenzione, per parte nostra, di assistere impotenti all’agonia di un settore: se i risultati tarderanno ad arrivare, metteremo in atto ogni mobilitazione possibile per mettere in chiaro le cose, ovvero che senza la zootecnia da latte le nostre province – e, più in generale, l’agricoltura lombarda – non hanno prospettive”.
Le dichiarazioni di Fiori giungono a stretto giro di posta dopo che il presidente regionale, Ettore Prandini, aveva lanciato l’allarme: “Rispetto allo scorso anno – spiega il presidente – le spese di gestione sono aumentate di quasi il 40% mentre il prezzo di un litro di latte riconosciuto alla stalla è fermo a 38 centesimi: un prezzo che, con l’esplosione dei costi di produzione nell’ultimo periodo, non è davvero più sostenibile.
Viviamo una situazione che rischia di far chiudere decine di aziende agricole.
Se è ciò che l’industria vuole, in un momento di crisi come questo, allora lo dica chiaramente e se ne assuma la responsabilità”.
Sale dunque la tensione sul prezzo del latte, e anche in provincia di Varese – come nell’intera Lombardia - monta la rabbia degli allevatori stretti fra crisi economica e boom dei costi.
Nella nostra regione, dove si munge il 40% del latte italiano, le imprese agricole attive nel settore sono circa 6.400 ma quelle che conferiscono ai primi acquirenti (cooperative e industrie di trasformazione) sono già scese sotto la soglia delle cinquemila. “Se andiamo avanti così – aggiunge il presidente regionale Prandini – rischiamo la desertificazione della zootecnia della pianura padana, con perdite sia economiche che di posti di lavoro”.
Almeno 18 mila persone, fra titolari e dipendenti – stima la Coldiretti Lombardia – lavorano negli allevamenti da latte della regione.
“Le nostre aziende – spiega Prandini – stanno facendo i salti mortali per riuscire a restare in piedi, ma la rabbia aumenta quando si vede che a fronte di una quotazione del latte alla stalla ormai molto sotto i costi di produzione, per i consumatori i prezzi degli alimentari al dettaglio non si sono affatto abbassati. Si stanno mettendo in ginocchio famiglie e settore produttivo. Non si può andare avanti così”.
Per questo – spiega la Coldiretti Lombardia – dopo colloqui per adesso infruttuosi con le industrie di trasformazione, gli allevatori stanno pianificando mobilitazioni e iniziative di protesta. “Quando c’è la crisi o si lavora tutti insieme per salvarsi oppure il sistema crolla – conclude Prandini – ed è quello che si rischia con le stalle da latte se la situazione non verrà sbloccata”.