Non ci sono ricette sicure per accompagnare le imprese agricole del territorio varesino ad uscire da
questa perdurante crisi economica, che sta mettendo in ginocchio tante realtà aziendali locali però
Coldiretti Varese ritiene che qualche intervento si può provare a mettere in campo.
Costi di produzione alle stelle, una pressione fiscale che va a colpire gli strumenti del lavoro dei
coltivatori diretti, consumi alimentari in flessione sono i principali fattori su cui agire per innescare
una possibile fase di ripresa e rilancio del settore.
“Occorre mettere in campo azioni virtuose anche a livello locale, molte a costo zero, per fare
ripartire la produzione agricola, i consumi delle famiglie, per riassestare i livelli occupazionali, che
anche in agricoltura segnano un trend negativo in questi ultimi due anni” sostiene il Presidente della
Coldiretti di Varese Fernando Fiori “la nostra è un’agricoltura di nicchia, di grande professionalità e
capacità di innovazione, la cui presenza in provincia assume un ruolo indispensabile per il presidio
e la salvaguardia ambientale e che chiede di essere valorizzata e promossa.”
L’agricoltura varesina oggi è un’attività produttiva con eccellenze e qualità, il miele, gli asparagi di
Cantello, la formaggella del luinese, le pesche di Monate, tanto per ricordarne alcune, che deve però
fare i conti con la scarsità di terreno agrario (oggetto ancora di fenomeni di speculazione) in un
territorio fortemente antropizzato.
Ecco allora alcune linee di azione che Coldiretti Varese propone di mettere in campo per un rilancio
possibile del settore. Intanto occorre rivitalizzare il settore del florovivaismo locale, favorendo
l’utilizzo di piante e varietà vivaistiche a km 0 prodotte dalle circa 300 aziende del varesotto.
“Un’azione che deve accompagnarsi alla ricerca di soluzioni agli insostenibili costi per il
riscaldamento delle serre causato dall’aumento delle accise sul gasolio, che penalizza anche l’intero
settore” afferma Coldiretti.
E’ necessario, poi, dare corso ad una vera operazione di semplificazione burocratica verificando
puntualmente che il recente decreto del Governo trovi applicazione in tutta la Pubblica
Amministrazione anche e soprattutto quella locale vicina alle aziende.
“Sono stati contati fino a 80 adempimenti amministrativi che gravano sule imprese agricole ed
ormai è più il tempo che gli agricoltori passano tra le carte che tra le coltivazioni e gli allevamenti”
prosegue il Direttore dell’organizzazione Francesco Renzoni “Ai comuni , inoltre, rinnoviamo la
richiesta di porre la dovuta attenzione all’imposizione dell’IMU sui fabbricati agricoli: una vera
patrimoniale che va a colpire i mezzi strumentali alla produzione (fienili, stalle, ecc.), ma anche,
come chiediamo da tempo, una valutazione corretta nella determinazione a carico delle aziende
agricole di un altro balzello chiamato TARSU” .
Dalla provincia poi, la Coldiretti si attende azioni efficaci e durature per il controllo della fauna
selvatica, in particolare cinghiali, che negli ultimi tre anni hanno provocato danni economici
ingenti alle coltivazioni: una operazione se ben gestita e coordinata, a costo zero per
l’amministrazione e con benefici diretti per gli agricoltori ormai senza alcuna difesa dalle
scorribande degli ungulati.
Accanto a questo la Coldiretti sostiene l’avvio di un lavoro condiviso per lo sfruttamento
economico e la valorizzazione del patrimonio boschivo della provincia: una risorsa che da reddito e
lavoro a molti operatori professionali, che può aprire spazi occupazionali ed economici interessanti.
3 Febbraio 2012
ECCO IL DECALOGO ANTICRISI PER RILANCIARE L’ECONOMIA AGRICOLA DELLA NOSTRA PROVINCIA