I florovivaisti alla “canna del gas-olio”. La crisi libica e le tensioni internazionali sul mercato dei carburanti – spiega la Coldiretti Lombardia - stanno mettendo in ginocchio un settore che è passato da un giro d’affari di 700 milioni di euro nel 2008 ai 500 milioni scarsi del 2010, valore che rappresenta circa un terzo del totale nazionale.
Le previsioni del Presidente di Coldiretti Varese, Fernando Fiori sono poco rassicuranti: “La spesa dell’energia aumentata di oltre il 60 per cento in un anno rischia di dare il colpo di grazia a molte delle 850 imprese della filiera del verde della provincia di Varese”.
Se l’anno scorso per mille metri quadrati di serra si spendevano 2.500 euro al mese di riscaldamento, adesso siamo balzati a circa 4.000 euro al mese – spiega Coldiretti Varese - livelli insostenibili sia sul fronte dei costi che su quello della concorrenza straniera.
Questa situazione sta mettendo a rischio la produzione locale di numerose piante e fiori che necessitano di riscaldamento come ciclamini, viole, primule, geranei, ecc. e che i cittadini acquistano con fiducia nei nostri punti vendita varesini.
“Il prossimo anno – dice Fiori – se saranno ancora questi i prezzi dei carburanti i nostri vivaisti smetteranno, per gli alti costi di produzione, di fare questi prodotti, ma anche la bella Stella di Natale che sarà sostituita da prodotti di importazione con gravi danni allo sviluppo dei nostri territori”.
Mentre all’estero, Francia, Spagna, Olanda e Danimarca, il riscaldamento delle serre costa la metà o anche un terzo rispetto all’Italia – spiega il Direttore di Coldiretti Varese Tino Arosio - i nostri florovivaisti non possono più nemmeno beneficiare dell’azzeramento delle accise sul gasolio per le serre che ha permesso di restare a galla durante una crisi economica pesante e a fronte di un’aggressiva concorrenza straniera.
“Proprio per questo bisogna sostenere l’uso di essenze locali per esempio sulle grandi opere come la Pedemontana, anche se il sistema dei maxi appalti rende complesso garantire la partecipazione dei florovivaisti del territorio a valori sostenibili. E pare un controsenso considerato che si tratta di infrastrutture che riguardano la Lombardia”.