Varese, 28 aprile 2010 - “Con la recente decisione di Bruxelles, i quasi 2 milioni di quintali di latte equivalente che ogni anno arrivano in provincia di Varese dalle più svariate parti dell’Europa, continueranno ad essere messi in commercio sotto forma di burro, latte uht, formaggi, yogurt, dolci, ingannando i consumatori che continueranno a ritenere di comprare prodotti italiani”.
Così reagisce Coldiretti Varese, attraverso il suo Presidente Fernando Fiori alla notizia della decisione della Commissione Europa di bloccare la proposta di decreto dell’ex ministro Zaia, che obbliga ad indicare l'origine del latte a lunga conservazione e di tutti i prodotti lattiero caseari e che vieta anche l'impiego di polveri di caseina e caseinati nella produzione di formaggi.
Il decreto stabilisce chiaramente - precisa la Coldiretti - che il formaggio si fa con il latte e non con le polveri, ma regolamenta anche l'impiego di semilavorati industriali (cagliate) nella produzione di formaggi e mozzarelle, che dovrà essere indicato in etichetta.
“Il dato di Varese è emblematico – ricorda Fiori -: produciamo poco meno di 400 mila quintali di latte e importiamo in provincia una quantità di latte equivalente ben 4 volte e mezzo il latte che mungiamo nelle nostre stalle!”
Oggi tre cartoni di latte a lunga conservazione su quattro sono stranieri senza indicazione in etichetta e la metà delle mozzarelle non a denominazione di origine sono fatte con latte o addirittura cagliate straniere all'insaputa dei consumatori. Si tratta di un inganno che il decreto voleva cancellare, con il consenso dei cittadini, delle imprese e del Parlamento italiano.
“Le battaglie giuste – dichiara il Presidente di Coldiretti Varese - sono dure da vincere perché si tratta di sconfiggere poteri e interessi forti, ma alla fine anche in Europa dovrà prevalere l’interesse dei cittadini rispetto a quello di quanti vogliono continuare a fare affari, vendendo come italiano quello che non è. Non ci sorprende affatto la decisione di Bruxelles. La recente esperienza del via libera comunitario all’etichettatura di origine dell’olio di oliva, infatti, ci insegna che le giuste battaglie per la trasparenza richiedono anni per essere vinte, ma poi si vincono. Per questo assicuriamo che continua, ancora più forte, la nostra battaglia, come abbiamo fatto lo scorso anno bloccando il valico del Brennero, per garantire ai consumatori e alle imprese agricole la trasparenza e l’adeguata valorizzazione del latte veramente made in Italy.
Dalle frontiere italiane sono passati in un anno - sostiene la Coldiretti - ben 1,3 miliardi di litri di latte sterile, 86 milioni di chili di cagliate e 130 milioni di chili di polvere di latte, di cui circa 15 milioni di chili di caseina utilizzati in latticini e formaggi all'insaputa dei consumatori e a danno degli allevatori. Secondo l'indagine Coldiretti-Swg sulle abitudini degli italiani la quasi totalità dei cittadini (97 per cento) considera necessario che debba essere sempre indicato in etichetta il luogo di origine della componente agricola contenuta negli alimenti.
L'ETICHETTA CON L'ORIGINE SULLE TAVOLE DEGLI ITALIANI
Cibi con l'indicazione di provenienza |
E quelli senza |
Carne di pollo e derivati |
Pasta |
Carne bovina |
Carne di maiale e salumi |
Frutta e verdura fresche |
Carne di coniglio |
Uova |
Frutta e verdura trasformata |
Miele |
Derivati del pomodoro diversi da passata |
Passata di pomodoro |
Formaggi |
Latte fresco |
Derivati dei cereali (pane, pasta) |
Pesce |
Carne di pecora e agnello |
Extravergine di oliva |
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